Il debutto cinematografico di Kim Ki Duk è una fucilata in pieno viso. Di fronte a noi: il letto metropolitano di un fiume marrone.
Un uomo sulla trentina -simile a lucide anguille e pesci vischiosi- si misura ogni giorno con quest' elemento magnetico e inquieto che non siamo in grado di respirare. E' un'acqua dura, salmastra, perché solo in un posto così può abitare un coccodrillo: ha bisogno di un elemento scuro, pesante, in cui immergersi per una vita intera, attaccare senza essere visto. Nell'orrore c'è quasi sempre una violenta rivolta verso ciò che ci minaccia, un polo di repulsione invariabilmente percepito con un altro di richiamo. E' per questo che il peccato ha un senso di pienezza, e di abbondanza, almeno credo. Gli uomini cadono, succede continuamente. Coccodrillo è forse peggiore di tanti altri, ma ha resistito a calci e urina sul cranio. Bastoni, pruriti e frodi non gli hanno impedito di mangiare: ha dovuto indurire il cuore, coprirsi il corpo di scaglie e le scaglie di melma, essere solo, ovunque. I rapporti che intrattiene con le donne sono stupri o violenze di vario genere, ma divide il ponte con un vecchio miope, capace di riparare ogni cosa, e un bambino fiero, pieno di coraggio, che lo chiama nonno. Questa strana famiglia guadagna pochi soldi vendendo gomme e chincaglierie di vario genere, ma Coccodrillo ha trovato un curioso espediente per tirare avanti: ruba denaro al suicida di turno (non è un caso che abbia deciso di vivere proprio sotto quel ponte.)
Il cadavere (cadere), ciò che è irreparabilmente caduto, non può sconvolgere il cervello di questo predatore impassibile, perché il pugno, la violenza, il freddo, lo stupro non sono più percezioni occasionali, ma la condizione con cui sa sempre si misura.
Guardatelo bene nella sua cloaca:
Il disprezzo, la sozzura, gli escrementi sono quanto della morte la vita di Coccodrillo sopporta a stento e fatica. Ora vive con forti branchie. Immerso nell' acqua può guardare meglio quel bambino dispettoso e la donna bianca, agile sui tacchi, che ha appena salvato. E allora questo mostro famelico, questo cuore accartocciato è capace dei momenti di maggiore poesia del film: si immerge in acqua per gonfiare un palloncino (rosso) e poi lo lascia risalire in superficie, sotto un bel paio di occhi stupiti. Più tardi tornerà ad immergersi, per appoggiare al pilastro del ponte un divano retrò e un quadro rubato, come in una vera casa. Bastavano forse delle caviglie di donna, il desiderio di rapporto consensuale, la gelosia più incurabile, bastava quanto di più elementare ha la vita -l'amore!- per scarnificare le scaglie, l'odore rancido e la melma torbida di un grosso coccodrillo?
I lavori di Kim Ki Duk tendono sempre verso un altrove velato, pericoloso e pazzesco insieme. La trama non ha mai bisogno di realizzarsi completamente e la poesia, i nervi e le arterie esposte sanno predare chiunque e giocarci per bene, prima di insinuarsi nello stomaco e sconvolgerci gli occhi.
La vita di Coccodrillo è percossa da una solitudine febbrile, incurabile. Se ha vissuto in un cerchio, ne ha di certo cavalcato l'intera circonferenza, tentando -forse una sola volta- di acciuffare un raggio per raggiungerne il centro. Forse l'aveva trovato, in un salotto sul letto del fiume, mentre si lasciava andare al bacio più incurabile, al bacio più irrimediabile che sia mai uscito da cuore umano.
Chi è il pazzo che, in riva al mare, si gira a guardare verso terra? Forse il movimento di quel liquido blu suggerisce davvero "l'idea di infinito", qualcosa di vagamente simile all'abbandono, che poi è galleggiare. Sarebbe strabiliante trovare nell'acqua l'elemento in grado di "sostenere i pensieri".
Il primo Ki Duk è una fucilata in pieno viso, ed è mozzafiato stare d'avanti al plotone.
Michela
4 commenti:
davvero un gran bel blog!!!
...e la prima volta che ci capito
...arti come il cinema e la pittura sono a me care; e per questo ti aggiungo nel mio blog, che forse potrebbe interessarti...
a presto!!!
Tesoro, che nostalgia come avrei voluto vedere questo ennesimo capolavoro di KKD insieme a te!
Sarà...
Chiaramente ho letto il post trattenendo il respiro-senza euguali-davvero complimenti! Riesci a tradurre dei pensieri con delle rappresentazioni favolose. Quella del cerchio o del palloncino rosso,la fucilata ; anche lui-Il Coccodrillo- attraverso le tue emozioni le tue interpretazioni,la tua grandiosa penna, mi ha fatto innamorare!
Sempre più in alto Michela, sempre di più.
Ciò che ti colpisce riesci a renderlo eccitante,amorevole,luminoso,interessante anche a chi non ne sa nulla! Sei una scintilla che si propaga.
Hai un Talento immenso.
Buona domenica.
Ancora complimenti.
Simona
Love you.
Mirabile, questa recensione. La passione e la soddisfazione che trovi (e che quindi cerchi) nello scrivere emergono spesso, e bene. Complimenti.
..Merci, merci..
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