“
Tu sei cristiano?” chiede l'aborigeno
“Così
sono stato educato”risponde il geologo occidentale.
Educati
ad amare Dio, educati ad essere a modo e per bene , educati alla cordialità,
educati alla produttività, educati dal benessere..
Mi domando se esiste un modello educativo che
richiami ad un amore essenziale: l'amore
per la terra nel mondo d'oggi.
Cumuli
di terra e trivellatrici interrompono
una distesa di vegetazione incontaminata.
Un
sismografo registra le propagazioni delle onde sonore provocate da un’ esplosione
nelle profondità della terra. Poco distante, le vibrazioni di un suono di
digiridoo arrivano più lontano di quelle degli esplosivi, penetrano nel cuore accarezzando la
superficie della terra, dove piedi umidi
e gambe sottili come stecchini senza la benché minima sagoma di un polpaccio ad un ritmo binario danzano indisturbati.
Per loro quel fazzoletto di terra è vita, è tutto, inizio e principio della
loro cultura, dei loro sogni. La amano, la rispettano, godono della sua
superficie che è l'unica parte di essa che possono apprezzare e rispettare.
Questi
sono gli Aborigeni, ultimi sopravvissuti di un clan che popola questo lembo di Australia
da più di centomila anni. Gli uomini
bianchi che trivellano per cercare l'uranio,vengono da lontano, sono di
città, lavorano per una multinazionale
di minerali e per loro se non era
un posto dove far funzionare le loro ruspe quella terra, forse, non sarebbe mai esistita.
Eppure
questo non è solo uno dei tanti luoghi
dove si contrappongono gente che difende la loro terra e multinazionali che vogliono solo impoverirla e derubarla per
i propri interessi; non è solo un capolavoro
che con delicatezza
attraversa il cuore delle leggi
sui diritti delle popolazioni indigene che troppo spesso non vengono tutelati; non è solo una denuncia sulla scomparsa di
questi genti -Mute- perché nessuno sa più decifrare il loro
linguaggio e non certo perché non abbiano nulla di grandioso da raccontare e insegnare.
Non è solo un richiamo al valore della terra, al ritorno alla natura,
alla semplicità e all'essenzialità. E’
un monito per la società “occidentale” troppo presa dallo sviluppo e dal progresso,
lanciata in una folle corsa, come un treno senza una direzione. Direzione che nel 1984 poteva ancora risultare oscura, mentre oggi è ormai nota a tutti: una crisi del consumismo
violenta, ineluttabile e disumana e globale.
Herzog
non è solo tutto questo...
Lo schianto di immagini straordinarie,
improvvise. Visi grinzosi di uomini sapienti scavati da solchi profondi
come quelli lasciati dagli aratri sui campi. Occhi grandi, puliti. Sguardi sicuri, rassegnati e mai
sconfitti. Bambini nudi affamati, dalla
pancia grossa piena solo d'aria che giocano con una pietra sulla
terra rossa. Tramonti incantevoli. E poi occhi
azzurri, increduli, che sembrano
nascondersi sempre più dietro un grosso paio di occhiali a cerchio da studioso,
occhi prima stupiti, poi smarriti, infine determinatati a restare lì in quel
lembo di terra e a mollare tutto il resto.
Sguardo
di attesa rivolto ad est tutte le sere.
Piccoli
fuochi per riscaldarsi e poche pezze per
dormire.
Occhi
di gente che non possiede nulla e
che di nulla necessita per sognare, se
non della sua terra. Un
quadrato di uomini e pietre a delimitare
una pista per un aereo troppo piccola, certo, ma giusta per
chi non ne ha mai visto una vera!
Un cerchio di gambe incrociate tra scaffali di detersivi e cibo in scatola
per sognare i loro figli che un tempo,
prima ancora di nascere, potevano godere
dell'ombra di un albero sacro oggi tagliato per il grande supermercato..
Non
mi domando se è giusto, piuttosto mi chiedo: perché delegittimare della propria terra popoli
che la abitavano dalla notte dei tempi a vantaggio di stranieri più avidi e più
ricchi?
Svuotare
i sogni e riempirli di merci.
Guardare
al profitto e non all'uomo, alle sue radici, alla sua storia, alla sua cultura.
Volare
verso est, laddove volano queste formidabili formiche verdi quando mettono le
ali per librarsi verso i loro sogni..
-Volare
verso i propri sogni, avere il coraggio di inseguirli anche a costo di non tornare più.-Mettere
insieme tanti elementi particolari con raffinatezza, ricavarne un capolavoro
esemplare ,mostrare in poco più di un’ ora un
angolo del mondo nella sua
totalità, dignità , grandezza e nelle sue problematiche. Non scadere mai nel vittimismo, non mostrarsi ostili a
certi limiti umani. Pur rimanendo il regista una figura sopra le parti, è così toccante ciò che mostra
che è impossibile non prenderne parte.
Documentare
una storia che insinua nell’ animo
un bisogno di conoscenza, una ricerca
impellente, uno smarrimento fisiologico, un dubbio, un interrogativo, da
renderti limitatamente umano.
-Parlare
del diritto a sognare , avendo il
coraggio di sognare, rimanendo con i piedi per terra.-
C'è
davvero qualcosa di grandioso, importante in questo film che io
proprio non riesco a raccontarlo. Così vi prego
solo di guardarlo.
Con devozione, prosternazione e adorazione.
Simona
3 commenti:
Simona... mi hai convito! Appena posso, lo guarderò senz'altro.
Un bacio,
Ruggero
Herzog! Uomo immenso, uno dei miei cinque registi preferiti in assoluto. Sabato se tutto va bene vedrò Into the abyss al TFF, sono già tesissimo :D
Simo era da gironi che mi ero preffissato di scriverti un commento su questo bellissimo film che ho avuto l'immenso piacere di scoprire in tua compagnia.
Mi piacciono molto alcune tue espressioni. Mi ritrovo in molte riflessioni..Mi piace il tuo modo non banale di interpretare le cose.
Credo che più di tutto sia bello considerare di questo film l'aspetto un pò surreale dei personaggi e il trionfo della terra sulle stravanganze dell'uomo.
Non importa in fondo chi sia ne da dove viene ;)
A presto Fiorellino
Domenico
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