domenica 20 novembre 2011

Dove sognano le formiche verdi -Werner Herzog- (1984) (Simona)

“ Tu sei cristiano?” chiede l'aborigeno
“Così sono stato educato”risponde il geologo occidentale.
Educati ad amare Dio, educati ad essere a modo e per bene , educati alla cordialità, educati alla produttività, educati dal benessere..
 Mi domando se esiste un modello educativo che richiami  ad un amore essenziale: l'amore per la terra nel mondo d'oggi.
Cumuli di terra e trivellatrici interrompono  una distesa di vegetazione incontaminata.
Un sismografo registra le  propagazioni  delle onde sonore provocate da un’ esplosione nelle profondità della terra. Poco distante, le vibrazioni di un suono di digiridoo  arrivano più  lontano di quelle degli esplosivi,  penetrano nel cuore accarezzando la superficie  della terra, dove piedi umidi e gambe sottili come stecchini senza la benché minima sagoma di un polpaccio  ad un ritmo binario danzano indisturbati.
 Per loro quel fazzoletto di terra  è vita, è tutto, inizio e principio della loro cultura, dei loro sogni. La amano, la rispettano, godono della sua superficie che è l'unica parte di essa che possono apprezzare e rispettare.
Questi sono gli Aborigeni, ultimi sopravvissuti di un clan che popola questo lembo di Australia da più di centomila anni. Gli uomini  bianchi che trivellano per cercare l'uranio,vengono da lontano, sono di città, lavorano per una multinazionale  di minerali e per loro se  non era un posto dove far funzionare le loro ruspe quella terra,  forse, non sarebbe mai esistita.
Eppure questo non è  solo uno dei tanti luoghi dove si contrappongono gente che difende la loro terra e multinazionali  che vogliono solo impoverirla e derubarla per i propri interessi; non è solo un capolavoro  che con delicatezza  attraversa  il cuore delle leggi sui diritti delle popolazioni indigene che troppo spesso non vengono tutelati;  non è solo una denuncia sulla scomparsa di questi genti  -Mute-  perché nessuno sa più decifrare il loro linguaggio e non certo perché non abbiano nulla di grandioso da raccontare  e insegnare.  Non è solo un richiamo al valore della terra, al ritorno alla natura, alla semplicità e all'essenzialità.  E’ un monito per la società “occidentale” troppo presa dallo sviluppo e dal progresso, lanciata in una folle corsa, come un treno senza una direzione. Direzione che  nel 1984 poteva ancora risultare oscura, mentre  oggi è  ormai nota a tutti: una crisi del consumismo violenta, ineluttabile e disumana e globale.
Herzog non è solo tutto questo...
 Lo schianto di immagini straordinarie, improvvise. Visi  grinzosi  di uomini sapienti scavati da solchi profondi come quelli lasciati dagli aratri sui campi. Occhi grandi,  puliti. Sguardi sicuri, rassegnati e mai sconfitti. Bambini nudi  affamati, dalla pancia grossa  piena solo d'aria  che giocano con una pietra   sulla terra  rossa.  Tramonti incantevoli.  E poi occhi  azzurri,  increduli, che sembrano nascondersi sempre più dietro un grosso paio di occhiali a cerchio da studioso, occhi prima  stupiti, poi smarriti,  infine determinatati a restare lì in quel lembo di terra e a mollare tutto il resto.
Sguardo di attesa rivolto ad est tutte le sere.
Piccoli fuochi per  riscaldarsi e poche pezze per dormire.
Occhi di gente che non  possiede nulla e che  di nulla necessita per sognare, se non della sua terra. Un quadrato di uomini e pietre a delimitare  una pista per un aereo troppo piccola, certo,  ma giusta per  chi non ne ha mai visto una vera!
Un cerchio di gambe incrociate  tra scaffali di detersivi e cibo in scatola per sognare i loro figli che  un tempo, prima ancora di nascere, potevano godere  dell'ombra di un albero sacro oggi tagliato per il grande supermercato..
Non mi domando se è giusto, piuttosto mi chiedo:  perché delegittimare della propria terra popoli che la abitavano dalla notte dei tempi a vantaggio di stranieri più avidi e più ricchi?
Svuotare i sogni e riempirli di merci.
Guardare al profitto e non all'uomo, alle sue radici, alla sua storia, alla sua cultura.
Volare verso est, laddove volano queste formidabili formiche verdi quando mettono le ali   per librarsi  verso i loro sogni..
-Volare verso i propri sogni, avere il coraggio di inseguirli anche  a costo di non tornare più.-Mettere insieme tanti elementi particolari con raffinatezza, ricavarne un capolavoro esemplare ,mostrare in poco più di un’ ora un  angolo del mondo nella sua  totalità, dignità , grandezza e  nelle sue problematiche. Non scadere  mai nel vittimismo, non mostrarsi ostili a certi limiti umani. Pur rimanendo il regista  una figura sopra le parti, è  così toccante  ciò che mostra  che è impossibile non prenderne parte.
Documentare una storia che insinua  nell’ animo un  bisogno di conoscenza, una ricerca impellente, uno smarrimento fisiologico, un dubbio, un interrogativo, da renderti   limitatamente umano.
-Parlare del  diritto a sognare , avendo il coraggio di sognare, rimanendo con i piedi per terra.-
C'è davvero qualcosa di grandioso, importante in questo film che io proprio non riesco a raccontarlo. Così vi prego  solo di guardarlo.
 Con devozione, prosternazione e adorazione.
Simona

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Simona... mi hai convito! Appena posso, lo guarderò senz'altro.
Un bacio,
Ruggero

Hal Incandenza ha detto...

Herzog! Uomo immenso, uno dei miei cinque registi preferiti in assoluto. Sabato se tutto va bene vedrò Into the abyss al TFF, sono già tesissimo :D

Domenico ha detto...

Simo era da gironi che mi ero preffissato di scriverti un commento su questo bellissimo film che ho avuto l'immenso piacere di scoprire in tua compagnia.
Mi piacciono molto alcune tue espressioni. Mi ritrovo in molte riflessioni..Mi piace il tuo modo non banale di interpretare le cose.
Credo che più di tutto sia bello considerare di questo film l'aspetto un pò surreale dei personaggi e il trionfo della terra sulle stravanganze dell'uomo.
Non importa in fondo chi sia ne da dove viene ;)
A presto Fiorellino
Domenico